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La stanza delle meraviglie di Ulisse Aldrovandi

di Maria Cristina Giammetta

Alla fine del cinquecento il collezionismo eclettico di pochi stravaganti e facoltosi eruditi che raccoglievano il mondo in una stanza si converte grazie all intuito di uno scienziato bolognese dai cabinet de curiosit s o dalle wunderkammern in un museo scientifico pubblico

L erudito collezionista cinquecentesco di cose curiose e insolite - molto spesso un dilettante compiaciuto più della stranezza che della qualit à  della sua raccolta composta in modo del tutto non sistematico e rispondente all unico requisito della bizzarria €“ allestisce nel suo studiolo una stanza delle meraviglie dove accoglie un insieme di talismani intellettuali, simboli di un tesorooriginale.

Sistema su scaffalio dentro armadi, alle volte persino appendendoli al soffitto, una congerie dioggetti erratici, eterogenei e disarmonici, che hanno in comune il solo pregio della presunta rarit à  esotica, della inconsueta preziosit à o addirittura dell apparenza mostruosa.

Si tratta del tentativo eclettico di circoscrivere e controllare la realt à  sensibile il più delle volte inconoscibile e pertanto minacciosa di un vasto macrocosmo da ridurre - per neutralizzarlo - ad una sorta di microcosmo privato, domestico perch frammentato, facilmente dominabile perch racchiuso nello spazio limitato di un unica stanzao addirittura di un solo armadio.

Cos ì fossili, conchiglie, coccodrilli impagliati, uova di struzzo, denti di narvali (creduti corni del mitico unicorno), piante rare, coralli, minerali, animali mostruosi, vanno a coesistere promiscuamente €“ esibendo la loro inquietante stravaganza e alterit à   €“ con pietre preziose, monete, antichit à  classiche,orologi meccanici, cristalli rari, avori, maioliche, argenti, mobili in tartaruga, sculture zoomorfe, reliquie e reliquiari inoro e molte altre raffinatezze e curiosit à , costituendo un meraviglioso agglomerato  di naturalia e artificialia privo di qualsivoglia criterio di coerenza e pertanto definito nel suo complesso mirabilia,ovverosia commistione dioggetti inauditi, mirabolanti, in grado di destare stupefazione.

Per soddisfare l insaziabile attrazione per le cose rare alcuni collezionisti giungevano persino ad accettare nelle proprie raccolte addirittura degli animali costruiti €“ risultato di arbitrari assemblaggi di porzioni di reperti di specie diverse €“ lasciati credere esemplari di una fauna eccezionale, in realt à  vere e proprie chimere,  creature inesistenti.

Galilei ironizza, e chiama in un suo scritto studietto di qualche ometto curioso la moda di queste raccolte di prodigi di natura.

Ma nei casi di collezioni più importanti - di proporzioni molto ampie - in uso soprattutto nelle corti del Nord Europa come anche in alcune nostrane corti principesche, le Wunderkammern prendono un aspetto decisamente più articolato e dalle finalit à  più scientifiche.

Il materiale della raccolta enciclopedica non si dispone più in caotico ammasso: le sezioni pertinenti a ciascun settore vengonoordinate seguendo delle precise regole dettate dalle varie discipline e  dalle conoscenze dell epoca, soprattutto dal rinnovato ermetismo e dalle nuove aree del sapere del XVI secolo: magia naturale, astrologia e alchimia.

Persino gli strumenti, gli apparecchi, le macchine, i trattati e i prontuari vengono disposti secondo una complessa simbologia che comprende e coinvolge finanche le allegorie del programma iconografico rispettato dalle pitture che, nei casi più fastosi, decorano le pareti e la volta dell ambiente in cui la Wunderkammer viene realizzata.

Se tutto questo si configura ai nostriocchi come una sorta di assurdo superficiale inventario del mondo, una maniacale magica ed ermetica propensione all accumulazione da parte di stravaganti iniziati, per quanto colti ed eruditi, non si puo non riconoscere che da questi presupposti €“ fatti propri e sviluppati adeguatamente adopera di autentici studiosi - ha avuto inizio una nuova interpretazione del mondo e la possibilit à  di ricostruirne la storia naturale.

Ulisse Aldrovandi trascorre l intera vita (1522-1605) a raccogliere e catalogare pazientemente reperti naturalistici, ma il suo modo di procedere nello studio diverso dal consueto. Pur partendo da una impostazione enciclopedica pliniana e aristotelica (questi due autori e le loroopere zoologiche, molto diffuse grazie ai procedimenti di stampa, sono nel cinquecento la base fondamentale per gli studi sul mondo animale), sente la necessit à  di attenersi ai datiosservativi e all esperienza diretta, effettuando vere e proprie ricerche sperimentali e sistematizzando il suo lavoro e i materiali raccolti e quindi, alla fine del secolo, nel 1599, avvia la pubblicazione di alcuni suoi studi di zoologia:ornithologicae e De Animalibus insectis, oltre alla suaopera principale, la Storia degli animali, illustrata.

Due episodi precedenti sono significativi nel sancire l importanza dei suoi studi scientifici: Aldrovandiottiene nel 1561 presso l universit à  di Bologna l istituzione di un corso di studi: de fossilibus, plantis et animalibus e nel 1568 avvia, nella stessa citt à , la costituzione di unorto botanico pubblico, il terzo in Italia dopo Padova e Pisa.

A coronamento poi, due anni prima di morire, nel 1603, Aldrovandi dona la sua collezione al Senato bolognese che €“ comprendendone in pieno la finalit à  pubblica e didattica - apre un museo nel palazzo del Comune.

Aldrovandi dunque un protagonista dell avvio di un nuovo orientamento metodologico nelle scienze naturali e nell educazione. Alla donazione dei materiali zoologici affianca infatti il lascito dell importante raccolta di circa 3.800 libri a stampa e di circa 360 volumi di manoscritti: e cio d à  la misura dell importanza attribuita dallo studioso al legame essenziale tra losservazione diretta della natura e la parola, la scrittura.

Consultare il sapere letterario del passato, recuperato dopo secoli dioblio (le fonti classiche, la parola dei poeti, i resoconti degli antichi viaggiatori), rappresenta per Aldrovandi il complemento indispensabile alla conduzione di un serio studio naturalistico.

Il ricorso alla letteratura e in particolare alla poesia interessante perch come se gli animali studiati fossero collocati anche nel loro ambiente semantico: la descrizione del soggetto nei suoi caratteri specifici, sperimentalmente verificati, si accompagna alla citazione di testi tradizionali per qualificarlo e avvalorarlo, dal momento che i resoconti degli autori classici sono ritenuti dai naturalisti rinascimentali  imprescindibili e degni di fede.

E  poich   per Aldrovandi il museo e il libro rappresentano loccasione per una reductio ad unum - il tentativo di costruire una summa che raccolga il sapere nella sua totalit à  - scegliere tra il mestiere del naturalista e quello del semplice compilatore impossibile: quindi lo studioso decide di raccogliere in una medesima forma tutto cio che stato visto e tutto cio che stato raccontato.

Per la completezza del suo progetto enciclopedico, l à  dove le tessere sono mancanti, poi necessario ricorrere a rappresentazioni sostitutive aprendo la strada al disegno naturalistico.

Lo scienziato stabilisce cos ì una stretta collaborazione con artisti-naturalisti creando alle sue dipendenze una vera e propria bottega artistica di disegnatori, pittori e incisori fra cui emerge Jacopo Ligozzi pittore di successo alla corte del granduca di Toscana Francesco I de Medici, anch egli facoltoso possessore di una cospicua collezione enciclopedica.

Ligozzi ritrae in disegni, pastelli e tempere, con sorprendente verosimiglianza, i campionioriginali di piante ed animali di cui la collezione dello studioso bolognese ricca, rifornendo con le sue tavole - caratterizzate da virtuosistica accuratezza e fedelt à  al soggetto - anche la raccolta di specie insolite e esotiche dei granduchi di Toscana che, apprezzandone le doti di abile illustratoreoltre che di pittore, ne richiedono insistentemente €“ mediante un fitto scambio di corrispondenza con Aldrovandi - leopere.

La raccolta Aldrovandi

 

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